Il pensiero dei nativi americani: La via Lakota all’equilibrio by Alessandro Martire

Il pensiero dei nativi americani: La via Lakota all’equilibrio by Alessandro Martire

autore:Alessandro Martire [Martire, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti


8 - La torre del Diavolo – Mato Tipila

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La torre del Diavolo – Mato Tipila

Guardare il sole sorgere all’orizzonte durante un’intensa meditazione era già diventata un’abitudine irrinunciabile, dopo quel primo mese nella Riserva. La fatica della sveglia presto aveva lasciato spazio all’emozione e ormai, quando mi mettevo a letto la sera di buon’ora, già bramavo la pace del mattino dopo. Non solo svegliarsi prima del sole e delle altre creature apriva le porte a un silenzio nuovo, reale, atavico ma, in quelle mattine di piena estate, il freddo notturno e l’afa diurna si davano il cambio, creando un’ora di temperatura perfetta in quella transizione tra il buio e la luce.

Quando il sole fu ben alto nel cielo, finì la mia meditazione; mi alzai e pensai di andare da Leola a chiederle quale sarebbe stata la nostra tappa successiva. Quando arrivai a casa sua, la trovai in cucina con John Wolf, davanti a loro due tazze di wakalapi fumante, le espressioni serie.

«Ho interrotto qualcosa?» chiesi entrando. Entrambi alzarono lo sguardo verso di me e mi fecero un grande sorriso caloroso, l’espressione di chi è sinceramente felice di vederti.

«No, Alex, vieni, parlavamo del Dawes Act.»

L’avevo studiato alla Columbia: conosciuto anche come Bureau of Indian Affairs, il Dawes Act è una legge del 1887, approvata dal Governo federale degli Stati Uniti nel tentativo di regolamentare le terre appartenenti ai nativi americani. Consente al Governo di appropriarsi di alcune riserve di proprietà collettiva, dividerle in lotti di proprietà separata e ridistribuirle, andando a creare anche un’effettiva contabilità, relativamente accurata, della popolazione nativa in determinate aree. Il disegno di legge era stato proposto con l’esplicito scopo di aiutare i nativi americani a integrarsi nella società moderna, proteggendoli dai coloni bianchi. Nei fatti, il provvedimento causò molti danni alle popolazioni indigene e non sortì nessuno degli effetti positivi che vantava. L’espropriazione delle terre ebbe come effetto la distruzione delle abitudini di vita delle popolazioni che le abitavano, come la caccia e l’agricoltura in determinate aree geografiche; inoltre, fu comprovato che la legge distribuì la terra in modo iniquo e senza riguardo per gli indiani. Il Dawes Act, però, ha sconvolto la cultura nativa anche in altri modi, imponendo loro un sistema socioeconomico e familiare tipicamente europeo. Ha designato gli uomini come capifamiglia, privando le donne del loro status, capovolgendo il sistema matriarcale sul quale gli indigeni avevano sempre basato le loro società, oltre a rendere illegali tutta una serie di rituali sacri perché ritenuti troppo cruenti.

Nonostante si trattasse di una legge risalente a cento anni prima, ufficialmente abolita dal Congresso nel 1934 con l’Indian Reorganization Act, i danni del Dawes Act lasciarono ferite molto profonde le cui conseguenze facevano ancora eco nella contemporaneità.

«La nostra comunità continua a soffrire le conseguenze di questi soprusi, i giovanissimi addirittura sembrano aver perso il contatto con le tradizioni e, quel che è peggio, il contatto con la natura» mi spiegò John.

Addolorato, presi una sedia e feci per unirmi a loro al tavolo, ma Leola mi fermò: «Prepara lo zaino, Alex, voglio portarti a Mato Tipila».



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